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2. dic, 2019

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2/12/2019

Le elezioni a Hong Kong

Il 26 novembre u.s. sono stato invitato al Rotary Club di Roma per tenere una conferenza dibattito sulla situazione di Hong Kong all’indomani delle elezioni per i consigli distrettuali che hanno avuto un’importanza politica ben superiore al loro valore intrinseco. L’uditorio, importante, qualificato e al corrente del quadro generale ha reso ancor piu’ interessante il dibattito. Ho il piacere di riportare la trascrizione (a memoria) dell’argomento trattato. Questa nota riassume e completa quanto gia’ da me scritto in passato sull’argomernto.

Premessa

Per capire i retroscena di questo gravissimo periodo e’ necessario partire dal “cui prodest”. Gran parte della stampa internazionale ha indicato la Cina come “colpevole” di questa crisi, in questo momento, allo scopo di fare un passo avanti nel tentativo di  “normalizzazione” dello status di Hong Kong.

Non sono d’accordo suquest’analisi per una ragione molto piu’ urgente e importante dello status di Hong Kong. Si tratta di Taiwan.

All’inizio dell’anno prossimo ci saranno nell’isola le elezioni politiche e, come al solito, si fronteggiano due partiti: il KMT degli eredi di Chiang Kaishek e il DPP, tradizionalmente supportato dai nativi. Il primo partito e’ in generale favorevole al mantenimento degli attuali rapporti molto nebulosi fra le due Cine, in attesa che lo sviluppo politico della RPC renda possibile (fra molti decenni) un avvicinamento ulteriore fra i due Paesi ed uno staus politico simile a quello di HK. Nel frattempo bisogna mantenere le attuali relazioni di grande collaborazione commerciale pur restando su differenti sponde politiche. Il DPP invece, supportato dagli USA che ritengono l’isola molto importante per la propria strategia nell’area del Pacifico, scalpita per una dichiarazione di indipendenza formale in tempi brevi. Ovviamente gli attuali disordini ad Hong Kong permettono al DPP di asserire che il concetto di “Un Paese, due sistemi” e’ una pura utopia e la RPC in breve tempo “ingoiera’ “ Hong Kong e le sue pretese di semi-indipendenza. E’ meglio dunque approfittare del supporto americano, chiarire una volta per tutte la situazione e dichiarare l’indipendenza.

Cio’ e’ assolutamente inaccettabile sia per il governo, che per tutto il popolo cinese. Infatti per la PRC la riunificazione con Taiwan sara’ il punto finale e supremo del risorgimento nazionale dopo il secolo delle umiliazioni iniziato con la conquista inglese di HK e la colonizzazione di quasi tutta la Cina da parte delle potenze Occidentali e del Giappone. Una dichiarazione di indipendenza di Taiwan, oggi sollecitata da Trump, implicherebbe l’invasione immediata dell’isola dalle truppe del PLA e probabilmente la reazione armata americana con le conseguenze che potete immaginare. Tutto cio’ i Cinesi lo sanno bene, e se ne proccupano, ma Trump e l’Europa non capiscono quanto Taiwan sia cruciale.

La storia di Hong Kong in cinque minuti

HK, un piccolo villaggio di pescatori divenne formalmente parte della Cina nel II secolo a.C. e tale rimase, ignorato da tutti, per molti secoli. Nel XVII secolo comincio’ ad arricchirsi in quanto punto di attracco inglese per il commercio con la Cina, in contrapposizione con Macao che lo era per i Portoghesi. A HK si stabili’ pure un piccolo gruppo di sacerdoti Gesuiti e da quel gruppo parti’ Matteo Ricci per la sua penetrazione in Cina. Matteo Ricci (Li Chi Ma) e’ tuttora l’italiano piu’ famoso e rispettato in Cina per la sua opera di scienziato, cartografo, uomo di cultura e filosofo. Al suo seguito si crearono alcune piccole comunita’ di cattolici ben accolti dalle autorita’ locali. Alla sua morte i suoi successori non ebbero altrettanto successo e la religione cattolica scomparve fino al suo ritorno durante il secolo delle umiliazioni, come braccio secolare delle truppe occidentali di conquista. Anche (ma non solo) questo spiega la perdurante ostilita’ dei cinesi verso i cattolici fedeli al Papa di Roma (esiste anche un cattolicesimo nazionale) a differenza delle altre confessioni che non hanno fastidi sostanziali. Per chi possa essere interessato, esiste un bellissimo libretto su Matteo Ricci scritto da Giulio Andreotti.

Torniamo a noi. Nel 1840 il governo imperiale cinese era in decadenza dopo essere stato per millenni la prima potenza economica mondiale. Gli inglesi, con una bilancia commerciale florida, ma passiva nei riguardi della Cina incrementarono l’esportazione di oppio che producevano in India attraverso il porto di HK. Il governo cinese, spaventato per i danni alla salute prodotti dall’oppio, ne vieto’ l’importazione ed inizio’ la prima guerra dell’oppio, vinta facilmente dagli inglesi. Ad essi furono ceduti in perpetuo HK, Kowloon, alcune isolette circostanti, e poco dopo, in affitto per 99 anni i “nuovi territori” retrostanti Kowloon. Fu l’inizio del colonialismo militare della Cina da parte di Inghilterra, Germania, Francia, Giappone, Russia, Stati Uniti, e, da ultima, anche l’Italia. Era l’inizio del secolo delle umiliazioni che termino’ nel 1949 con la proclamazione della RPC. In mezzo ci fu la grave offesa comminata alla Cina nel 1919 al Congresso di Versailles che chiuse la Prima Guerra mondiale.

Sotto la dominazione inglese HK fu trattata come una qualsiasi colonia del grande impero, senza alcuna liberta’ e con il governatore proveniente da Londra;assorbi’ pero’ il sistema giudiziario e la burocrazia inglese. In quel periodo trovarono rifugio a HK molti cinesi ricchi che ben presto divennero leaders del commercio e dell’industria che si svilupparono rapidamente. Nel 1967 la classe operaia inizio’ una serie di tumulti per le condizioni di lavoro diventate troppo gravose; dopo sei mesi di lotte il governo cedette, ridusse l’orario di lavoro e creo’ in generale una situazione sociale migliore. La classe ricca invece affiancava il governo e faceva l’occhiolino alla madre patria cinese di cui prevedeva la crescita impetuosa ed il conseguente sviluppo dei commerci. Nel 1972 la RPC deposito’ all’ONU la richiesta di restituzione di HK e Macao, in quanto possedimenti coloniali stranieri. L’Inghilterra che stava smobilitando il suo impero aderi’ alla richiesta e Margaret Thatcher firmo’ con Deng Xiaoping l’accordo di cessione. Deng, in una situazione di debolezza ma con grande pragmatismo lancio’ l’idea di “un Paese, due sistemi” che fu risolutiva per una pacifica soluzione. Il Primo luglio 1997 HK divenne una regione autonoma a statuto speciale della RPC, un po’ come da noi la Sicilia, ma molto piu’ autonoma. Prima della cessione Chris Patten, l’ultimo governatore, regalo’ finalmente alla citta’ una costituzione (concordata con il governo cinese), e nel 1994, ancora sotto il dominio inglese, si celebrarono le prime elezioni che dimostrarono subito la discrasia fra le classi alte, favorevoli all’aristocrazia inglese ed a quella cinese, e il popolo minuto che si sentiva oppresso da entrambe e privo di rappresentanza. Chris Patten pose subito mano ad un nuovo sistema elettorale, ma, nonostante varie modifiche, esso rimase sempre ed e’ tuttora un punto dolente ed uno dei motori della rivolta di questi mesi.

HK all’inizio della sua nuova vita

Alla fine degli anni novanta HK era una citta’ ricca: seconda al mondo per PIL pro capite, settima per riserve valutarie, terza per esportazione di prodotti tessili. Allo stesso tempo pero’ era oltre il settantesimo posto nella graduatoria delle disuguaglianze economiche e sociali (una posizione da terzo mondo). Inoltre l’industria era in grande deperimento per la concorrenza prima della Corea, poi della Tailandia ed infine di Cina e Vietnam che avevano un costo piu’ basso della manodopera.

Da un punto di vista politico, la costituzione, in base alla dichiarazione “un Paese due sistemi”, garantiva la permanenza di un regime “capitalistico” come sancito esplicitamente. Il governo cinese, a cui HK manda dei rappresentanti in quanto regione a statuto speciale, garantisce l’unita’ e la sicurezza del Paese e la sua indissolubilita’. Allo stesso tempo ad HK sono in vigore tutti gli elementi di una democrazia liberale di tipo occidentale, vale a dire: stato di diritto, separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, common law di tipo anglosassone, liberta’ di stampa, di opinione, di associazione, di movimento di capitali etc.Il sistema elettorale e’ libero (nessuno contesta questo punto) ancorche’ organizzato in maniera erronea, ma anche da noi, nella libera Italia, ogni partito che va al potere cerca di cambiare il sistema elettorale in maniera che ne venga favorito. Il sistema elettorale vigente e’ molto complicato, ma, per darvene un’idea, vi accenno in maniera semplificata all’elezione del governatore che ha poteri amplissimi. Egli/Ella viene eletto da 1200 grandi elettori divisi in quattro settori di 300 elettori ciascuno. Il primo settore e’ diviso in 17 sub-settori che rappresentano le piu’ importanti categorie industriali e commerciali; il secondo rappresenta le grandi professioni in dieci sub-settori; il terzo ha cinque sub-settori (agricoltura e pesca, lavoro, religioni, welfare sociale, sport e cultura); l’ultimo con sei sub-settori rappresenta i politici (4 subsettori e 183 grandi elettori) mentre gli altri due sub-settori esprimono 117 grandi elettori eletti a suffragio universale. E’ quindi chiaro che il governatore e’ espressione delle classi ricche e potenti, fra cui i grandi immobiliaristi, che hanno in pugno la vita di HK e proteggono i loro interessi. Il popolo, la classe media ed i poveri, non ha di fatto voce in capitolo.Di questo aspetto fondamentale e che sembra impossibile in una regione pur sempre parte della Cina socialista, i media non fanno cenno e come vedremo e’ invece una delle due cause fondamentali di tutto.

La peculiarita’ di Hong Kong.

Devo premettere che amo HK, una citta’ che mi ha affascinato fin dalla prima volta che l’ho vista quarant’anni fa. HK e’ l’unico posto al mondo in cui si vedeva (oggi meno) la contiguita’, l’incontro e lo scontro meraviglioso e drammatico fra due civilta’ che sono e saranno diverse per sempre. Due civilta’ nate cinquemila anni fa che si sono sviluppate parallelamente senza mai incontrarsi e facendo percorsi assolutamente diversi. Oggi l’incontro fra un Europeo e un Cinese (per chi scava sotto la superficie) e’ come quello fra un marziano ed un venusiano. E’ possibile parlarsi, capirsi ma non completamente, accettarsi reciprocamente dopo anni di conoscenza purche’ non si abbia la pretesa di convincersi l’un l’altro della bonta’, o peggio della superiorita’, dei propri principi. Personalmente io ho rapporti di vera amicizia con molti cinesi di tutte le eta’ ma sono sempre rimasto fermo sui miei principi pur riconoscendo la profondita’ dei loro. Sopratutto senza la minima ombra di proselitismo. L’unico punto d’incontro, se si riesce a rompere la barriera di diffidenza, giace nel profondo dell’anima dove risiedono i principi basilari ed unificanti dell’essere umano: il concetto di bene e di male, di umanita’, di fratellanza, di amore. Sotto questo punto di vista, ma e’ difficile arrivarci, la sintonia e’ totale. Tornando a HK, secondo una definizione che a me piace molto, essa gode di un “cultural edge effect”, ovvero e’ sul crinale di due culture diverse. HK ha una legge britannica, una cultura e un’etica del lavoro cinese, una burograzia britannica e via di seguito. Tutto cio’, la presenza di culture cosi’ diverse, ha plasmato un equilibrio delicatissimo e molto pragmatico di rapporti sociali. Chi e’ nato a HK o ci vive da molti anni e’ cosciente di questa specialissima situazione e del fatto che se questo confine, questa miscela dovesse scomparire, HK finirebbe di esistere. Se i Cinesi riusciranno a fagocitare HK essa diventera’ una qualsiasi, e non la piu’ importante, delle decine di megalopoli cinesi. Ma vale anche il viceversa: se si riuscisse ad espellere l’influenza della cultura cinese da HK e trasformarla in una citta’ con una visione della vita di tipo anglosassone, essa morirebbe perche’ la sua anima verrebbe distrutta. Nel suo profondo, lo scontro oggi attraversa le famiglie e pone uno contro l’altro genitori e figli, interpreti di due diverse visioni del futuro. I giovani infatti dicono: noi siamo la prima generazione che vive peggio nei nostri padri; anche se riusciremo a sopravvivere a questa crisi progressiva, cosa succedera’ nel 2047? E i loro genitori dicono: e se invece, per ipotesi assurda HK diventasse indipendente sotto l’egida occidentale come potremmo sopravvivere? Diventeremmo una delle tante China towns che oggi esistono nel mondo, in una citta’ che si avvierebbe alla morte?

Che cosa vogliono i rivoltosi?

E’ questo il punto cruciale perche’ la maggior parte dei media danno agli avvenimenti una lettura di tipo “ideologico”, una lotta per la liberta’ paragonabile all’insurrezione di Budapest o a quella di Praga. Questa e’ appunto la piu’ profonda delle obiezioni che mi e’ stata rivolta durante il convegno. La situazione e’ secondo me molto diversa e cerchero’ di spiegarlo. I giovani dell’Ungheria e della Cecoslovacchia lottavano contro un oppressore straniero che aveva occupato i loro Paesi in virtu’ di un accordo fra le potenze che, vinta la guerra, si erano spartite il mondo; erano realta’ nazionali storiche che volevano diventare arbitri del proprio destino, opponendosi all’occupazione militare, armata, dell’Unione Sovietica. La situazione a HK e’ molto diversa e piu’ simile a quella della Catalogna o dell’Alto Adige. La Catalogna infatti, unita alla Castiglia in virtu’ di un matrimonio reale, ha cercato varie volte, durante la sua storia, di rendersi indipendente: ha addirittura una lingua diversa. Non si puo’ dire pero’ che Barcellona non sia libera o che non vi sia democrazia. La Cataogna aspira all’indipendenza in base al principio di autodeterminazione dei popoli, contestato dal governo spagnolo. A parte questo aspetto (per altro importante) non si puo’ dire che manchi la liberta’ o la democrazia. Lo stesso in Alto Adige che, dalla caduta dell’impero Romano fino al 1918 non e’ mai stata italiana e tuttora si ritiene la parte meridionale del granducato del Tirolo (vedi anche i libri di Lilli Gruber). Anche in questo caso non e’ in discussione la loro liberta’ e la democrazia. Lo stesso potrebbe dirsi per Corsica, Sardegna, Costa azzurra, oggetti di scambio fra i Savoia ed il governo francese.

Anche a HK il problema non e’, come ho cercato di dimostrare, la democrazia ma qualcosa di molto piu’ concreto e tangibile come cerchero’ di spiegare.

Come sapete la storia e’ cominciata in maniera banale. UN cittadino di HK ha messo incinta una ragazza di Taiwan, la ha uccisa ed ha trovato rifugio a HK dove non esiste trattato di estradizione con Taiwan. IL governo ha emesso una legge che, a suo dire, serviva a evitare che HK diventasse il ricettacolo dei delinquenti del mondo. Tale legge e’stata percepita come un’apertura alla possibilita’ di estradare cittadini di HK in Cina. Da qui sono nate due manifestazioni pacifiche e imponenti per chiederne l’abrogazione. Carrie Lam, la governatrice, reagi’ in maniera sprezzante, ignorando le manifestazioni e mostrandosi impegnata in riunioni e banchetti con i grandi industriali della citta’. Solo dopo, quando le manifestazioni cominciarono a diventare violente, comincio’ a bizantineggiare con acrobazie linguistiche, “shelved” piuttoso che “withdrown” che infuriarono ulteriormente la popolazione. Le manifestazioni, se non si estinguono, fatalmente divengolo violente (vedi i gilet gialli a Parigi) e cosi’ fu anche a HK. Si comincio’ con l’occupazione dell’aeroporto, successivamente della metropolitana e poi cominciarono i danneggiamenti. La polizia a questo punto reagi’ e la situazione peggioro’ ulteriormente. Si arrivo’ alla violenza e alla distruzione. Ci furono molti arresti e l’incriminazione per atti insurrezionali. A questo punto Carrie Lam, si rese conto dei guai in cui si era cacciata e cancello’ la legge. Purtroppo i dimostranti, che potevano ormai chiamarsi rivoltosi, avevano fatti cinque richieste: abrogazione della legge, commissione d’inchiesta indipendente sull’operato della polizia, declassamento dei capi d’imputazione da “insurreazione” a “danneggiamenti”, amnistia generale, suffraggio univerrsale. Per loro non c’era possibilita’ di accordo: o tutto o niente.

La situazione era a un punto morto e qualcuno, sopratutto Joshua Wong, uno dei capi gia’ della “rivolta degli ombrelli” era andato in USA, ricevuto ad altissimo livello ed aveva chiesto il supporto straniero. C’era un altro gravissimo problema: le elezioni previste il 24 novembre. In quella situazione era impossibile organizzarle quindi, se non fosse ritornata la calma, sarebbe stato necessario rinviarle. Cio’ avrebbe creato, come potete immaginare, una reazione internazionale incredibile, accusando la Cina di aver cancellato il simbolo della democrazia a HK. Bisognava quindi riportare la calma. Le reazioni della polizia (l’esercito non e’ mai intervenuto) divennero piu’ dure e i dimostranti, che nel frattempo si erano molto ridotti di numero, si ritirarono all’interno dell’universita’ dove furono assediati dalle forze dell’ordine. A questo punto credo che qualcosa sia successo per il bene di tutti. Le parti si devono esser in qualche modo parlate. La popolazione evito’ di assediare a sua volta gli assedianti e gli studenti nell’universita’ continuarono a resistere per mantenere un presidio.

La calma ritorno’ le elezioni si tennero regolarmente e il fronte anti establishment stravinse.

Le ragioni fondamentali della protesta

Come tutti sapete, i dimostranti urlavano “democrazia” ma allo stesso tempo ho cercato di darvi evidenza che a HK la democrazia esiste, allora che cosa vogliono? E qui arriviamo al nocciolo del problema che e’ ingnoto ai piu’. HK e’ una delle citta’ piu’ congestionate al mondo, le aree fabbricabili sono ridottissime, i prezzi delle case (sia in acquisto che in affitto) sono fra i piu’ elevati al mondo. Le aree fabbricabili, purtroppo, sono in mano ai grandi immobiliaristi che costruiscono con il contagocce. Vi cito a questo proposito due interviste interessanti. Nella prima un medico, abbastanza avanti nella carriera, diceva di non essere in grado di acquistare un appartamento ed i suoi infermieri avevano grossi problemi per trovare un alloggio purchessia. Nell’altra, in un certo senso piu’ commovente, un signore diceva “in molti Paesi al mondo le ricchezze del sottosuolo, il petrolio per esempio, appartengono allo stato che poi ne da lo sviluppo in concessione. Il nostro petrolio sono le aree fabbricabili, che il governo dovrebbe espropriare per lanciare un grande piano di case popolari”. Quando i dimostranti chiedono “democrazia” non a caso assieme a “suffragio universale” essi non chiedono diritti che gia’ hanno ma semplicemente di poter influire sulle decisioni del governo, essere cittadini e non sudditi, come li riduce un sistema elettorale che risale al governo inglese. La richiesta di suffragio universale pero’ non e’ nuova; essa e’ stata richiesta piu’ volte, ma richiede un cambio della costituzione. Il governo cinese si e’ dichiarato piu’ volte favorevole al suffragio universale (ovviamente contro il parere della classe alta di HK che “rema contro” ed enfatizza tutte le problematiche), ma a patto che non venga messo in pericolo il concetto di “un Paese” che governa assieme al parallelo “due sistemi” il fragile equilibrio su cui si regge HK. In questo caso la Cina chiede che venga evitato anche il minimo rischio che venga eletto governatore una persona che si dichiari, o operi, contro il concetto di “un Paese”. La proposta di cui si parla, senza arrivare a un accordo, sarebbe quella di un’elezione in una lista di candidati proposti dalla Cina, o in una lista di candidati proposta dai cittadini, ma preliminarmente approvata dalla Cina. In altre parole, una persona come Joshua Wong che sostiene l’indipendenza e chiede il supporto degli Stati Uniti non dovrebbe essere nella lista dei candidati. “Hong Kong e’parte della Cina anche se gode di uno statuto speciale”e’ il confine invalicabile. E del resto, se guardiamo con occhi “neutrali” cos’e’ successo ai governati, regolarmente eletti, della Catalogna che hanno lanciato un referendum per l’indipendenza? Tranne uno che e’ fuggito, tutti gli altri sono in carcere, condannati a pene pesantissime. In Scozia invece non e’ successo niente di tutto cio’.

I veri problemi di HK sono in conclusione quelli dei nostri figli: la difficolta’ a trovare un lavoro con il crollo del sistema industriale e la difficolta’ di trovare casa. Per queste cose, molto concrete e condivisibili da tutti essi si ribellano.

Hanno pero’ un problema in piu’, e molto grande: cosa succedera’ nel 2047? E’ un problema che oggi non ha assolutamente soluzione. Ma del resto, come sara’ il mondo, come sara’ la Cina fra vent’anni? Cosa succedera’ a Taiwan fra vent’anni? Nessuno puo’ prevederlo. Io azzardo qualche ipotesi. Se la Cina non collassera’ dall’interno come mi disse il “grande vecchio” di cui vi ho parlato piu’ volte, essa si arricchira’ ulteriormente e tornera’ assieme agli USA, e alla UE se ne sara’ capace, ad essere leader dello sviluppo mondiale. Il suo sistema politico diventera’ simile a quello di Singapore che lo stesso Deng Xiaoping considero’ un obiettivo per il lontano futuro. Gli occidentali considerano Singapore come un faro di democrazia ma non si chiedono come mai il governo passa da padre in figlio. Allo stesso tempo se i legami con Taiwan non si romperanno, anzi come si augura il KMT continueranno a stringersi, prima o poi anche con Taiwan si potra’ creare “un Paese, due sistemi” ma certo questo non potra’ avvenire entri 2047. In questo caso e’ molto probabile che lo status di HK verra’ prorogato fino a quando si trattera’ con Taiwan.

Al di la’ di questo c’e’ solo l’avvertimento terribile di Henry Kissinger, ancora lucidissimo e attivissimo sul palcoscenico internazionale. Kissinger durante le manifestazioni a HK ha detto in un convegno internazionale a New York:

Il conflitto fra USA e Cina sara’ inevitabile e determinera’una catastrofe peggiore delle due guerre mondiali... Mi auguro cher i leaders delle due parti si rendano conto che le sorti del mondo dipendono dalla loro capacita’ di trovare soluzioni che superino le inevitabili difficolta’... Non c’e’ dubbio che molti aspetti della crescita cinese stiano insidiando la superiorita’ americana e questo dualismo universale non e’ mai accaduto nella storia del mondo. Se non si trovera’ una soluzione, il risultato sara’ peggiore della guerra mondiale che ha distrutto la civilta’ europea (ruined the European civilization).

Della situazione di Hong Kong dopo le elezioni vi parlero’ un’altra volta. Tenete intanto presente che si e’ trattato di elezioni per eleggere l’equivalente dei consigli circoscrizionali a Roma, con ben poco valore quindi, eccetto uno: il popolo ha gia’ conquistato 117 grandi elettori per le prossime elezioni del governatore e questi, assieme a qualche altro che riusciranno a racimolare, non saranno sufficienti ad esprimere il governatore, ma potrebbero farne il “king maker”, supportare cioe’, e far vincere, un canditato a loro gradito anche se non il loro candidato.

PS. Ad articolo completato, ieri 1 dicembre ho letto la lettera dell’ambasciatore cinese al quotidiano “La Repubblica” ed ho visto il dibattito di “Omnibus”. Visto l’argomento di questa nota, mi corre l’obbligo di fare qualche breve precisazione.

HK e’ parte della Cina ed e’ stata riconosciuta tale dall’ONU a cui fu fatta la richiestanel 1972, dalla Gran Bretagna che ha firmato il trattato e da sostanzialmente tutti i Paesi del Mondo che hanno infatti posto ad Hong Kong un consolato e non un’Ambasciata.

Sono d’accordo con la liberta’ non sindacabile dei nostri Parlamentari di mettersi in contatto con Joshua Wuong e sentire le sue opinioni. Non condivido affatto pero’ la maniera sguaiata, francamente indegna di una dichiarazione ufficiale, con cui la Deputata Meloni si e’ rivolta al Presidente cinese. Per altro non so a quale documento lei si riferisse, ma la lettera che ho letto su Repubblica non mi pare che insulti il Parlamento italiano.

Ricordo che tempo addietro Di Maio incontro’ alcuni rappresentanti dei gilet gialli. La ministra francese per gli affari europei Nathalie Loiseau reagi’ immediatamente ed in maniera ben piu’ violenta “La Francia si guarda bene dal dare lezioni all’Italia. Salvini e Di Maio imparino a fare pulizia in casa loro”. Non mi pare che la Sig.ra Meloni abbia reagito allo stesso modo per una violazione delle prerogative dei parlamentari.

Vi ricordate i fatti di Genova del 2001 e gli avvenimenti della scuola Diaz? Nonostante ci sarebbe stato piu’ di un motivo, nessuno chiese di affidare l’inchiesta sull’operato della polizia ad una commissione indipendente internazionale. Tutti noi italiani ci saremmo ribellati e avremmo considerato la semplice richiesta come una violazione della nostra sovranita’ nazionale. Qual’e’ la differenza con Hong Kong? Io ne vedo solo una: che a HK la polizia non entro’ in piena notte in una scuola dove i dimostranti dormivano, brutalizzandoli in maniera indegna. Cio’ che dico risulta da una dichiarazione all’unanimita della Corte Europea dei diritti dell’Uomo che il 7 aprile 2015 ha sancito la violazione dell’art.3 sul “divieto di tortura o di trattamenti inumani o degradanti.” Con cio’ voglio dire che e’ sempre valida la frase di Gesu’ di Nazareth “Perche’ guardi la pagliuzza che e’ nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che e’ nel tuo?” Recenti sentenze in Italia ci dimostrano altri avvenimenti in cui le forze dell’ordine italiane commisero atti gravissimi e poi per un decennio non fecero altro che bloccare le indagini.

Ultimo punto (ma ce ne sarebbero anche altri). I rivoltosi di HK che si sono macchiati personalmente di atti particolarmente violenti saranno processati e giudicati secondo il diritto inglese con processo pubblico e tutti i diritti concessi alla difesa. Ove le accuse fossero provate, il massimo della pena prevista sarebbe (cito a memoria) sette anni di carcere. I governati della Catalogna, promotori del referendum vittorioso sull’indipendenza sono stati condannati (anche qui cito a memoria) a quattordici anni di carcere che stanno scontando ormai da vari anni. Non mi pare di avere ascoltato le stesse proteste. Faccio notare che, piu’ o meno nello stesso periodo, il Parlamento scozzese ha indetto un referendum sull’indipendenza della Scozia dalla Gran Bretagna, che si e’ svolto senza che nessuno fosse accusato di alcuna azione rivoluzionaria. Esistono due diverse democrazie?

Conclusione: avevo accuratamente evitato di entrare in queste polemiche ma purtroppo devo una volta di piu’ constatare che moltissime persone, anche con ruoli importanti, non sono capaci di un minimo di analisi obiettiva della realta’ del mondo. Ognuno e’ giusto che abbia le sue idee ma non e’ possibile analizzare le situazioni in base a stereotipi, informazioni estremamente lacunose e frasi fatte.

Ultimi commenti

23.11 | 15:42

Grazie, leggo sempre con piacere i tuoi articoli.

19.09 | 17:02

O.K. !!!

31.05 | 14:33

Grazie a te. So bene che i miei articoli sono abbastanza "pesanti" e quindi talvolta noiosi

31.05 | 13:16

Notevole questo articolo del 30 maggio. Attendo con impazienza il seguito tra un mesetto! Grazie Nino per il tempo che dedichi a provare a colmare la nostra immensa ignoranza. A presto.

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